Sono passati ormai più di tre lustri dalla prima volta che ho visto un torcedor. Era il 2004 e presso l’hotel Bellevue di Montreaux (Vaud) si stava svolgendo il ballo degli ufficiali della scuola di fanteria. Un mio commilitone, il cui padre lavorava presso un noto marchio di tabacchi, ebbe l’idea di inserire nel programma di quella serata esclusiva, anche un workshop sui sigari. Tutti i giovani che quella sera venivano promossi al rango di ufficiale ebbero così la possibilità di entrare a contatto, in modo approfondito, con il mondo del fumo lento; sia da un punto di vista teorico che pratico, con la possibilità di assaporare anche sigari fatti sul momento. Tra quei giovani, naturalmente, c’ero anch’io.
In quel momento è nato il mio interesse per i sigari. Un interesse che non si è mai assopito e che, con gli anni, ho continuato a coltivare provando sigari diversi per forma e composizione. Soprattutto in occasioni di eventi mondani, serate di gala, momenti di celebrazioni private o altre occasioni ufficiali. Forse perché, in ricordo di quella serata del 2004, associavo la fumata di un buon sigaro ad un evento, certo di festa, ma comunque una festa formale.
Il mio primo viaggio a Cuba si è rivelato un evento determinante nell’ulteriore sviluppo della mia passione. Durante il mio soggiorno ho avuto modo di avvicinarmi ancora di più, e in modo più approfondito, al mondo di questo straordinario prodotto manufatto: ho visitato personalmente le coltivazioni di tabacco e ho osservato come la lavorazione delle foglie di quest’ultimo, passando dalle varie fasi di fermentazione e maturazione, tra le rapide mani di persone esperte si trasformavano in un prodotto finito, pronto per la vendita e, naturalmente, per il consumo. Fumare in compagnia di persone che condividono la passione per il fumo lento, per cui l’essenziale non è la meta (aver fumato); ma il viaggio (la fumata fine a sé stessa), ha rafforzato la mia passione e allargato le mie conoscenze sulla cultura del tabacco.
Il tempo vola e mi trovo quarantenne. Il mio lavoro non riesce a darmi più stimoli e sento di aver dato quello che potevo dare. Lascio tutto per investire su me stesso e, mentre decido che svolta dare alla mia vita, prima mi incammino – nel senso letterario del termine – sulla strada per Santiago di Compostela e in seguito mi imbarco per una circumnavigazione della Terra in barca a vela. La prima tappa prevede l’attraversamento dell’Oceano Atlantico con partenza dalle Canarie e arrivo nelle Antille. Dopo alcuni mesi di navigazione sbarco a Cuba. L’intenzione è quella di fermarmici un mese, prima di ricominciare il viaggio. Ma Cuba esercita su di me un grande fascino e, complici il clima e i casi della vita, i mesi diventano 18.
Per un anno e mezzo, quindi, ho vissuto a L ‘Avana, a pochissimi metri da una delle più famose fabbriche di sigari al mondo entrando così in contatto con il gerente, al quale tutt’oggi sono legato da una buona amicizia. Seguendo un processo naturale, quest’ insieme di luoghi, conoscenze, persone e passioni si sono unite profondamente, tra di loro ed a me. Quasi senza accorgermene mi sono trovato immerso in questo mondo fantastico, esotico, fatto di tabacco, caffè e distillati.
Frequentando quotidianamente fabbriche di sigari e le lounge della “casa del Habano”, dove ho potuto confrontarmi con produttori, venditori e ogni genere di collaboratori, ho potuto arricchire le mie conoscenze. Competenza che ora voglio mettere a disposizione delle persone che vivono e che frequentano i luoghi in cui sono nato e cresciuto con la creazione di un punto vendita e di una cigar lounge nel Sopraceneri.
Questa è la mia storia, la storia di un sogno che diventa realtà, una passione che vuole essere condivisa con voi. La storia de “El Bucanero”, invece, è tutta da scrivere e se a scriverla sarete voi, sarà di certo la storia di un successo.
Il vostro ospite,
Karim Giugni
Titolare de “El Bucanero sagl”